La crisi energetica sta spingendo i paesi europei a fare i passi indietro sulla transizione ecologica.
I prezzi alle stelle e i tagli da parte di Mosca. La diversificazione energetica non può rimediare nell’immediato ad un blocco del gas russo. Per questo i paesi europei ricorrono ai ripari. Prima fra tutti, la Germania che ha pensato a misure d’emergenza per far fronte alla crisi, tra queste il ritorno al carbone. Utilizzare il combustibile fossile sembrava ormai una pratica abbandonata in vista degli obiettivi contro il cambiamento climatico ma le condizioni odierne lo impongono.
Nonostante i buoni presupposti di abbandonare la dipendenza dal combustibile fossile e proseguire spediti verso una transizione ecologica, l’Europa è costretta a ricorrere al carbone. Indietro sulla tabella di marcia per l’utilizzo di energie rinnovabili, i paesi hanno dovuto accelerare solo dopo che Mosca li ha messi davanti al fatto compiuto.
Il ritorno al carbone deve essere solo temporaneo
“E’ una decisione amara ma è essenziale per ridurre il consumo di gas” ha dichiarato il ministro dell’economia tedesco nonché esponente dei Verdi. Il suo obiettivo era accelerare il mondo delle rinnovabili – anche se la Germania non aveva del tutto abbandonato il combustibile fossile. Il ritorno al carbone non è una scelta solo del governo tedesco ma anche l’Austria sta virando verso quelle sponde dopo che Mosca ha chiuso i rubinetti parzialmente anche a Vienna.
Stesso discorso vale per l’Olanda e anche per l’Italia che sono pronte a riattivare le centrali a carbone ancora attive la cui chiusura è prevista per il 2025. La Commissione europea ha ribadito che questo ritorno al fossile deve essere temporaneo e il futuro è rinnovabile. “Dobbiamo utilizzare questa crisi per andare avanti, non per ricadere nei combustibili inquinanti: non è ancora detto che prenderemo la svolta giusta” ha detto la presidente von der Leyen.